“Lo diciamo ancora una volta: non abbiamo ancora capito quali siano i numeri veri di questa Legge di Stabilità. Ormai ne siamo certi: il Governo ha bisogno dell’aiuto dei nostri professionisti per le forti ombre che emergono su Legge di Stabilità e Jobs Act. Noi siamo a disposizione per il bene del Paese però il Presidente del Consiglio ci deve ascoltare. Non è possibile andare avanti senza dialogo. Altrimenti è meglio che venga ridata parola agli elettori”. Lo ha dichiarato in una nota Angelo Deiana, Presidente di CONFASSOCIAZIONI, la più grande Confederazione delle professioni innovative e dei servizi all’impresa che conta, in questo momento, 157 associazioni professionali e circa 260mila professionisti iscritti.
“All’inizio – ha continuato Deiana – gli annunci raccontavano di un taglio di 18 miliardi di tasse che, andando a vedere tabelle e correzioni UE, si sono ridotti a circa 5,9 miliardi, per di più quasi tutti finanziati a deficit e focalizzati sui lavoratori dipendenti. Sui professionisti, assolutamente niente, a partire dal 730 precompilato che “dimentica” i nostri tributaristi. Non ci siamo. Proprio oggi abbiamo scritto una lettera al Presidente del Consiglio per chiedere un incontro sui punti che non ci convincono. Eccone un sintetico estratto:
• Il focus del Governo dovrebbe essere quello di rilanciare la crescita attraverso investimenti e sviluppo. Nella Legge di Stabilità non c’è quasi niente. Dove sta, ad esempio, il cofinanziamento dei Fondi Strutturali Europei, senza il quale circa 100 miliardi di euro non potranno essere erogati? L’abbiamo chiesto più volte al Governo. Stiamo ancora aspettando una risposta.
• Cosa dire poi del nuovo regime dei minimi? Poco e male: la somma di 850 milioni di euro destinata alle
partite IVA è in realtà attribuita per la maggior parte alle (micro)imprese (artigiani e commercianti) e penalizza ancora una volta il lavoro professionale. Degli 850 milioni previsti, infatti, 500 sono riservati agli sgravi contributivi per artigiani e commercianti. Ma, mentre la soglia per accedere agli altri sgravi per i restanti 350 è fissata fino a 40.000 euro per le già citate microimprese, essa è ridotta a soli 15.000 per autonomi e professionisti. In altre parole, anche i 350 milioni residui saranno attribuiti in gran parte ad artigiani e commercianti. Conti alla mano, nell’attuale formulazione, i nostri professionisti a partita IVA “vera” sono penalizzati in modo esagerato: volontà concreta o manovra pre-elettorale?
• Anche perché, se l’intento reale fosse favorire le “vere” partite IVA, basterebbero 180 milioni per ridurre l’aliquota degli iscritti alla gestione separata al livello di artigiani e commercianti (dal 30,72% al 24%). Il Governo potrebbe poi decidere liberamente come destinare gli altri 670 milioni. E’ anche per questo che CONFASSOCIAZIONI ha firmato un appello insieme ad Alta Partecipazione (vedi documento allegato) dove chiede:
1. la fissazione al 24% dell’aliquota contributiva della gestione separata INPS per i titolari di partita IVA non iscritti ad altre gestioni di previdenza obbligatoria né pensionati;
2. la modifica dei “minimi” mantenendo la soglia di accesso degli attuali 30.000 euro anche per autonomi/professionisti, nonché l’attuale aliquota d’imposta (5%) per i primi anni di attività;
3. l’eliminazione dell’obbligo di astensione dal lavoro per le donne a partita IVA che percepiscono la maternità.
• “Bene” invece la rimodulazione dell’IRAP con l’eliminazione del costo del lavoro a tempo indeterminato. Una misura che chiediamo da “secoli” ma che, nella Legge di Stabilità, è stato rimandata al 2015 (effetti reali dal 2016). Senza dimenticare che, nel 2014, l’IRAP si paga con l’aliquota piena del 3,9 rispetto al 3,4% che il Governo aveva promesso con l’annunciato taglio del 10%.
• In ogni caso, l’importante è non provare a recuperare gettito da qualche altra parte. Ad esempio, finanziando la distribuzione del TFR con i prestiti delle banche: molti dimenticano che l’IRAP si paga anche sugli oneri finanziari dell’impresa. Perché chi si finanzia sul mercato deve pagare un’imposta sugli oneri finanziari? E’ come se un cittadino dovesse pagare una tassa sul mutuo della propria casa.
• Un po’ come potrebbe succedere per le Regioni: si tagliano i trasferimenti dallo Stato alla periferia ma i cittadini potrebbero subire un aumento della tassazione complessiva a causa delle crescita delle imposte locali. Senza dimenticare che, con l’ipotizzata, futura, Local Tax, la leva fiscale sugli immobili andrebbe completamente in mano ai Comuni. Che dire? Ok se la pressione complessiva diminuisse o rimanesse almeno uguale. Ma se invece aumentasse? E se, maliziosamente, fosse un sistema per scaricare le tasse sulla casa sui comuni, al di fuori della negoziazione sui temi politici nazionali? ”
“Abbiamo parlato della Legge di Stabilità – prosegue Deiana – ma non dobbiamo dimenticare un’altra “curva” fondamentale del nostro attuale futuro economico e istituzionale: il Jobs Act che presenta diversi aspetti non convincenti. Il più importante è che ci si è concentrati sull’effetto (il totem ormai inesistente dell’articolo 18) e ci si è fatti passare sotto il naso le cause: demansionamento e controllo a distanza. Nella delega, la revisione della disciplina delle mansioni sarà permessa in caso di riorganizzazioni aziendali con limiti alla modifica dell’inquadramento (che quindi è permesso), un’espressione (tutela delle condizioni economiche del lavoratore) che lascia spazio anche alla possibilità (gravissima) di riduzione individuale e generalizzata dei salari.
Continua a non andare bene. Lo Stato dovrebbe favorire lo sviluppo delle retribuzioni (da finanziare attraverso la produttività) in modo da rendere sostenibile il sistema previdenziale. E invece, tra Legge di Stabilità e Jobs Act, sembra perseguire l’obiettivo opposto: smantella il sistema contrattuale privato, blocca i rinnovi di quello pubblico, penalizza la previdenza complementare e privata portando la tassazione delle Casse dal 20% al 26% e quella sui fondi di previdenza complementare dall’11,50% al 20%.
Altro che solidarietà: tassare il risparmio dei professionisti e dei lavoratori non è affatto uguale a tassare le rendite finanziarie speculative. Senza dimenticare che non è ancora chiaro se ci sarà il blocco dell’aliquota della Gestione Separata INPS per le partite IVA esclusive (che aumenterebbe dal 27,72% al 30,72%) che CONFASSOCIAZIO ha chiesto con forza perché aggraverebbe ancor più la disparità di trattamento tra soggetti di serie A e soggetti di serie B sul mercato del lavoro.
Ma il vero problema è un altro. Perché i cittadini non devono poter sapere gli impatti dei livelli di tassazione complessivi? Perché gli operatori finanziari devono esporre il loro indice sintetico di costo (TAEG) e lo Stato non deve far conoscere il proprio includendo le imposte degli enti territoriali e le famigerate clausole di salvaguardia comprese? Sono queste le motivazioni per cuiCONFASSOCIAZIONI ha lanciato una grande iniziativa di trasparenza, l’“Operazione Sentinella” che vedrà la nostra Confederazione impegnata nella costituzione di un Osservatorio sulla Tassazione dei cittadini con cui cercheremo di far capire come cambiano le tasse a livello nazionale, regionale e comunale. E racconteremo a tutti di chi è il merito dell’eventuale diminuzione e di chi è la colpa dell’aumento, senza sconti e senza ipocrisie”.
“Qualcuno dimentica ancora una volta – ha concluso il presidente di CONFASSOCIAZIONI, Deiana – che, dal 2008 ad oggi (dati Cerved), sono fallite 13mila PMI, più di 5mila hanno avviato una procedura concorsuale non fallimentare, circa 23mila sono state liquidate volontariamente. Nel complesso un quinto del totale delle PMI italiane. Ma non basta: le imprese sopravvissute hanno perso circa 31 punti di MOL (Margine Operativo Lordo) e più che dimezzato la redditività (dal 13,9% al 5,6%).
Ecco perché il Governo deve fare chiarezza e dire a tutti i cittadini cosa sta facendo realmente per rilanciare lo sviluppo di questo Paese. Altrimenti è meglio ridare la parola ai cittadini. Va bene il primato della politica ma la politica deve essere efficace perché competente. Se è inefficace o, peggio, incompetente, è meglio andare a votare. ”